Horkheimer e Adorno

Horkheimer e Adorno 

  • La Scuola di Francoforte è un movimento di pensiero che si è sviluppato presso l'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte sul Meno, in Germania, fondato nel 1922. Tra i principali esponenti della Scuola vi sono Max Horkheimer e Theodor Adorno.



  • Horkheimer, dopo aver assunto la direzione dell'Istituto nel 1931, ha contribuito a definire la concezione dialettica della società che caratterizza la Scuola di Francoforte. Questa concezione implica una critica al metodo scientifico delle scienze naturali o positive, che tendono a classificare i fenomeni e a ricondurli sotto leggi generali, fornendo un'immagine statica della realtà sociale.

  • Secondo Horkheimer, la realtà sociale contemporanea presenta contraddizioni gravi e irriducibili che non possono essere conciliate in una sintesi semplicistica. Egli sostiene che la scienza e la tecnica, sebbene siano considerate indispensabili per lo sviluppo economico e sociale, sono anche forme di dominio. La scienza, nella sua essenza, riduce tutto ciò che analizza a oggetti di controllo, sottoponendoli al proprio potere.

  • Adorno, invece, ha concentrato la sua analisi sulla cultura di massa e sull'industria culturale. Egli ha criticato la cultura di massa per la sua omologazione e standardizzazione, che tendono a sopprimere la diversità e l'autonomia del pensiero critico. Adorno ha sottolineato come la cultura di massa contribuisca alla formazione di una personalità autoritaria e alla riproduzione del consenso sociale. 
  • Entrambi gli studiosi hanno evidenziato i rischi legati alla razionalizzazione del mondo e alla predominanza di una ragione strumentale, che considera gli individui come meri mezzi per raggiungere determinati fini. La società capitalistica, secondo Horkheimer e Adorno, promuove una forma di ragione strumentale che si svincola dai fini dell'agire umano, portando all'alienazione e all'oppressione.


  • In sintesi, Horkheimer e Adorno, insieme agli altri teorici della Scuola di Francoforte, hanno cercato di analizzare la condizione umana nella società capitalistica moderna, mettendo in evidenza i rischi legati alla razionalizzazione del mondo, alla scienza e alla cultura di massa. La loro critica si concentra sulla perdita di autonomia e sulla tendenza all'omologazione e all'alienazione che caratterizzano la società contemporanea.

  • nella loro opera "Dialettica dell'illuminismo", pubblicata ad Amsterdam nel 1947. In questa opera, essi criticano l'intera civiltà occidentale come una storia di regresso e imbarbarimento, contrariamente alla visione ottimistica diffusa nella cultura ottocentesca che vedeva nella scienza e nella tecnica il progresso dell'umanità.

  • Secondo Horkheimer e Adorno, l'"illuminismo" non è tanto il pensiero sviluppato nel XVIII secolo, soprattutto in Francia, quanto piuttosto una mentalità che mira a governare la natura attraverso la conoscenza scientifica e la pianificazione del lavoro sociale. Questo illuminismo ha portato all'organizzazione razionale del lavoro capitalistico, che implica forme di potere implicite. Gli autori sostengono che tale illuminismo si traduce in una paradossale forma di autodistruzione, in cui l'umanità finisce per dominare se stessa e gli altri uomini. L'organizzazione scientifica del lavoro e lo sfruttamento razionale della natura hanno aumentato la ricchezza materiale, ma hanno anche accresciuto l'infelicità degli individui, imprigionandoli nei ritmi frenetici del lavoro e privandoli della libertà, del piacere e della felicità.

  • Horkheimer e Adorno utilizzano il mito di Ulisse e le sirene come metafora della civiltà borghese occidentale e della sua repressione. Ulisse, il comandante, rappresenta il lavoro che comanda gli altri, mentre i marinai, tenuti a reprimere il loro impulso al piacere e a proseguire incrollabili sulla strada di viaggio, rappresentano i moderni operai. Entrambi sono sottomessi alle logiche della produzione e del consumo. Questa visione degli autori si discosta dal marxismo, di cui sono comunque influenzati, poiché sono decisamente pessimistici rispetto agli esiti della riflessione marxiana.


  • Infine, Horkheimer, nelle fasi finali del suo pensiero, si apre anche a considerazioni teologiche, in cui Dio non viene concepito come una certezza, ma come un anelito verso cui tendere. Nonostante l'ingiustizia e il dolore del mondo, la presenza di Dio rappresenta la speranza che l'ingiustizia non abbia l'ultima parola.

  • Theodor Wiesengrund Adorno è stato un importante esponente della Scuola di Francoforte. Era una personalità poliedrica con vasti interessi culturali. Nato a Francoforte, Adorno si interessò fin da giovane alla musica e successivamente si trasferì a Vienna per studiare composizione con Arnold Schönberg, uno dei principali compositori della musica dodecafonica. La sua passione per la musica era probabilmente influenzata dalla madre, una cantante di origine corso-genovese, tanto che Adorno adottò il suo cognome come principale, relegando quello del padre in secondo piano. Oltre agli studi musicali, Adorno si dedicò anche agli studi filosofici, specialmente su autori come Kant, Hegel, Schopenhauer, Kierkegaard e Nietzsche. Si interessò anche all'arte, alla critica letteraria, alla sociologia e alla storia delle civiltà.


  • Le opere di Adorno si caratterizzano per uno stile sobrio e asciutto. Come filosofo, preferiva scrivere saggi brevi, aforismi e articoli anziché testi sistematici, poiché credeva che non fosse possibile rappresentare la complessità della realtà in un sistema completo. Adorno vedeva il presente come un mondo frantumato, in cui l'antica armonia, come quella della classicità greca, era andata distrutta in modo irreversibile. Tra le sue opere più significative in questo senso vi è "Minima moralia" (1951), una raccolta di 153 aforismi che offrono riflessioni sulla condizione umana nel cosiddetto "mondo amministrato", ossia la società industriale avanzata in cui ogni aspetto della vita è pianificato e controllato. In quest'opera emerge lo sconforto e l'amarezza del filosofo di fronte all'incapacità delle persone di prendere coscienza del loro condizionamento ideologico e di liberarsene. 
  • Nel suo scritto più impegnativo dal punto di vista teorico, "Dialettica negativa" (1966), Adorno prosegue il programma già avviato con Horkheimer nella "Dialettica dell'illuminismo", che consiste nel smascherare i limiti della ragione scientifica intesa come forma sottile di dominio e assoggettamento dell'uomo. In questo libro, Adorno cerca di delineare una via d'uscita dalla condizione di oppressione attraverso la proposta di un pensiero dialettico "negativo". A differenza di Hegel, Adorno non cerca di conciliare le contraddizioni in una sintesi finale, ma intende mostrarle e mantenerle nella loro cruda e viva differenza. Adorno scrive queste pagine dopo la rivelazione della verità di Auschwitz e dei campi di sterminio nazisti, che hanno evidenziato tutta la negatività della storia, irriducibile a qualsiasi affermazione sulla positività dell'esistenza. La dialettica di Adorno è "negativa" perché implica la consapevolezza dell'"altro", del non identico, del contraddittorio, del disarmonico, del particolare, presente nel mondo e della sua inevitabilità. 



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